Vienna.

La strada bella che riporta a casa

In un cinema del centro città, tra facce nuove e vecchi amici. Il video per i sessant'anni di CL è arrivato anche in Austria. Tra la commozione della comunità e lo stupore di chi era lì per la prima volta. E qualche ritorno

Un cinema nel centro di Vienna, il cui ingresso dà su una piazzetta coronata da antichi palazzi asburgici: non abbiamo avuto molta scelta, ma è stato perfetto per mostrare agli amici e alla città che cosa sia Comunione e Liberazione, la sera del 21 novembre scorso.

Per due settimane abbiamo invitato colleghi di lavoro, compagni di università, amici, parenti e conoscenti. Qualche giorno prima ci siamo accorti che rimanevano ancora dei posti liberi. Che fare? Uno di noi è andato a volantinare di prima mattina in un’affollata stazione della metropolitana. «Desidero davvero che una persona che non conosco condivida questa strada con me?», si chiedeva guardando in faccia la gente di passaggio. E dare quell’invito così, magari, può non aver portato a un successo di pubblico, ma ha aiutato a prendere coscienza dell’atteggiamento verso gli altri.

Alla serata, alla fine, eravamo una sessantina, tra volti noti e facce nuove. C’era chi veniva dalla nuova parrocchia della città affidata alla Fraternità San Carlo, dove in tanti si chiedono che cosa sia un movimento e da che esperienza vengano i nuovi preti. Poi, c’era uno studente che si prepara a diventare insegnante di religione, cui, chi l’ha invitato, ha detto: «Guarda che cosa può nascere da uno che entra a scuola col desiderio di dire ai ragazzi che vale la pena vivere». E poi c’erano dei colleghi di lavoro. E qualche vecchio amico.

Si comincia, sullo schermo scorrono le belle immagini e i sorrisi. L’italiano suona così bene qua, in Austria. Fortunatamente c’è anche un po’ di tedesco, tra le altre lingue, e per un attimo si può sollevare lo sguardo dai sottotitoli. «Che bello. Questo è proprio ciò cui appartengo», sembrano dire tanti “viennesi” del movimento in sala, curiosi di sapere cosa ne pensano quelli che hanno invitato.

L’atmosfera è già quasi natalizia, tra le luci e gli addobbi dei negozi. Oltre che per il freddo. Fuori, all'uscita, ci si ferma a chiacchierare e a raccogliere le prime impressioni.

«Non sono credente», dice una giovane signora: «Ma è proprio grande quello che certe persone riescono a fare grazie alla fede». Un’altra: «Sarebbe bello vivere il cristianesimo così!». E l’addetto del cinema? Lui al momento di mettere su il dvd ne vede solo l’inizio, poi deve andare in un’altra sala. Ma, prima di allontanarsi fa: «Scusi, posso tenerlo, poi? Vorrei vederlo tutto appena posso...».

E le reazioni si susseguono durante tutta la settimana successiva. Mercoledì si presenta alla Scuola di comunità uno che non veniva più da tanto tempo e che, alla proiezione, aveva portato anche la madre, da sempre anticlericale e critica verso la Chiesa. Alla Scuola ha raccontato che nel viaggio di ritorno in auto, mentre lui cercava di spiegarle un po’ il film, lei lo ha interrotto e gli ha detto di schianto: «A me, però, non sembra che tu viva così...». Un colpo, ha raccontato lui, che lo ha spinto a tornare al Seminar der Gemeinschaft, col desiderio di ricominciare a vivere così.

Matteo, Vienna